Il futuro dell'Italia è legato a doppio filo al completamento delle grandi opere, alla realizzazione di infrastrutture strategiche in grado di connettere il nostro Paese con l'Europa. Le grandi opere come la Tav portano con sé lavoro, sviluppo, crescita reale per i territori e per i tessuti produttivi locali, per le imprese. Opporsi a questi progetti soltanto per una mera avversione ideologica è autolesionismo, in particolare se si considerano le esigenze dell'Italia in una fase estremamente complessa, in cui l'economia appare ancora in progressivo rallentamento.
Pensare al futuro, in questo senso, appare ancora più importante. Per quel che mi riguarda, le infrastrutture non rappresentano soltanto le vie del futuro, ma anche una visione strategica alla quale l'Italia non può rinunciare. Le grandi opere non producono infatti soltanto crescita economica, ma anche benessere, lavoro, ricchezza. La Tav, ad esempio diventa indispensabile per il quadrante nord ovest del nostro paese, la parte più forte dal punto di vista economico, che deve potersi connettere con il corridoio Est-Ovest, quello che congiunge Kiev a Lisbona, con la possibilità di ridurre sensibilmente i tempi di percorrenza per merci e persone.
La sterile propaganda di chi vorrebbe opporsi alle grandi opere si scontra con la realtà di chi produce, di chi lavora per l'Italia, ed è inevitabilmente destinata a essere sconfitta: la Tav è funzionale in particolar modo alle regioni del Nord, che da sole rappresentano il 45% del Pil e il 55% dell'export italiano. Ecco perché, al netto degli impegni e dei finanziamenti internazionali, fermare l'opera rappresenterebbe un danno e una perdita di credibilità complessiva per il nostro Paese, isolandoci dalla parte più avanzata del continente europeo. Uguale approccio vale anche per tutte le altre infrastrutture strategiche, il terzo valico, la gronda di Genova, la Pedemontana lombarda e veneta , tutte quelle opere in grado di contribuire concretamente alla crescita del Paese.
Ho deciso di aderire al manifesto del Foglio per un motivo estremamente semplice: perché si tratta di un'iniziativa positiva, di un progetto che racchiude in sé i valori dell'Italia migliore, di chi lavora sodo per assicurare un futuro alle proprie imprese e alle proprie famiglie. L'Italia ha assolutamente bisogno di una cultura del "Sì" da opporre a chi vuole portare l'Italia verso l'isolamento, verso l'impoverimento, verso una condizione di marginalità. Per questo, la realizzazione delle vie del futuro non deve essere ostacolata, ma incoraggiata a tutti i costi.
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