Analizzando i numeri di questo terrorismo islamico negli ultimi due anni emerge una vera e propria guerra. Dall’inizio del 2015, si contano 34 attentati di matrice islamica, quindi ad un ritmo di più di uno al mese. I morti complessivamente sono più di 3.500, i feriti più di 6.000. Basti pensare che la guerra delle Falkland tra Argentina e Inghilterra ha fatto registrare circa 900 morti per capire che il terrorismo islamico degli ultimi due anni e mezzo sta portando avanti una vera e propria guerra. E come tale Europa e Occidente devono affrontarla.
L’escalation di orrore e terrore sta raggiungendo livelli di gravità inedita e assoluta. Stavolta a Manchester, con un atto terroristico che colpisce per efferatezza e dimensioni. Tutto questo fa parte di un disegno che ci vuole far vivere nella paura e quello che l’Occidente e l’Europa devono fare è reagire con fermezza e decisione. E’ necessario rafforzare ulteriormente le reti di intelligence da una parte e intensificare i controlli dall’altra, perché non è possibile che le stesse libertà che abbiamo maturato in Europa e in Occidente diventino strumenti utilizzati per seminare terrore
“L’attentatore era già conosciuto dalle autorità” è una frase ricorrente che non vogliamo mai più sentire dopo un attentato. Un conto è un pazzo che senza logica decide di farsi esplodere ad un concerto, ma troppo spesso dopo queste stragi infami scopriamo che l’attentatore era già conosciuto ed era già stato segnalato per vicinanze rispetto ad ambienti pericolosi, magari per frequentazioni particolari o semplicemente per attività sui social network e su internet. Ecco, sotto questo aspetto è assolutamente necessario un cambio di passo deciso. Non possiamo permetterci tutto questo, è giunto il momento di intervenire preventivamente ogni qualvolta emerga anche un semplice sospetto. Non possiamo permettere che le libertà che la nostra civiltà ha conquistato in decine e centinaia di anni si trasformino in boomerang e diventino contesto di operatività per chi ci vuole annientate
I diritti e le libertà sono valori inestimabili che tuttavia si possono e si devono contrarre nel momento in cui incombe un rischio terrorismo come quello che l’Europa sta vivendo in questi anni. In questo senso, è giunto il momento di predisporre misure di controllo straordinarie con un metodo che si ispiri a quello Israeliano, mediante l’utilizzo di risorse umane di alto profilo e tecnologie efficaci. Dobbiamo approcciare il tema come si approccerebbe una guerra, perché di fatto questo è l’obiettivo di chi semina terrore. Prevenzione e contrasto, controllo del territorio, dei mezzi di comunicazione anche digitali, degli ambienti nei quali il terrorismo trova contesto di sviluppo e diffusione.
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