Nel giro di pochissimi giorni, sull’asse Russia-Siria, è successo qualcosa che sta sconvolgendo il mondo. Prima l’attentato a San Pietroburgo, quindi le armi chimiche in Siria con ancora immagini di bambini morti e sofferenti e infine i missili lanciati come risposta dagli Stati Uniti. Una soluzione, quest’ultima, che non ritengo lungimirante e strategica. Dubito fortemente che i missili degli USA possano portare qualcosa di costruttivo in Siria.
Le poche certezze in merito alle responsabilità dell’uso del gas nervino non possono assolutamente giustificare la proporzionalità dell’intervento americano, a meno che i report di un fantomatico osservatorio con sede in Inghilterra non abbia un valore simile a quello di un osservatorio delle Nazioni Unite. E’ un errore sul piano politico e strategico, perché con tutta probabilità il lancio dei missili di stanotte andrà solo a mettere in ulteriore disordine una situazione che negli ultimi mesi stava migliorando, dopo i successi del governo siriano con il supporto russo nella guerra ai terroristi.
Sull’uso del gas nervino la domanda da porsi era semplice: a chi poteva interessare scatenare quel putiferio? Difficile che la risposta possa essere Assad, che dopo grandi sforzi, con il supporto russo, stava vincendo la guerra civile. Dopo i bombardamenti americani, un’altra domanda è d’obbligo: chi festeggia oggi questi missili? Viene da pensare, alla luce di quanto successo negli ultimi mesi, che a festeggiare siano soprattutto l’Isis e le sue emanazioni – che Assad combatte con ogni mezzo – e Erdogan, che mette un altro mattoncino del suo progetto di ricostituzione dell’Impero Ottomano. In tutto questo, si nota tristemente la totale assenza dell’Italia dal dibattito. E l’ennesimo attentato, stavolta a Stoccolma, è tutt’altro che di buon auspicio.
L’Occidente impari dagli errori che ha commesso in Nord Africa con le fantomatiche Primavere Arabe e in Iraq, dove le armi chimiche non sono mai state trovate e dove non è stato di fatto risolto nulla. E soprattutto l’Occidente inizi a combattere i terroristi e non chi i terroristi li combatte come fanno da tempo la Russia e la Siria.
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