Washington pronta al disimpegno, l’Europa impreparata dovrà arrangiarsi. Per Mosca, gli Stati Uniti sono colpevoli indiretti dell’attacco terroristico al Crocus, le parole di Zakharova
Dall’Occidente traspare caos.
L’attentato al Crocus di Mosca che ha provocato quasi 140 morti, rivendicato dall’ISIS, è stato l’ultimo tizzone ardente gettato nel falò dei risentimenti, delle congetture e delle accuse tra Mosca e Kiev.
Se, da un lato, Kiev se n’è subito tirata fuori, asserendo la propria estraneità; dall’altro lato, Mosca ha preso la palla al balzo, accusando Kiev di avere legami con i terroristi e dando vita a pesanti rappresaglie contro i nemici.
I tristi fatti del Crocus di Mosca vanno comunque inseriti in una cornice di tensioni crescenti, dove il terrorismo - da qualche tempo - ne era corpo estraneo, quasi dimenticato dalla comunità internazionale; al pari delle sue armi affilatissime e molto efficaci, che colpiscono in modo traumatico la sfera emotiva del pubblico occidentale. E’ il diverso peso della perdita e l’importanza del valore della vita la leva emozionale su cui si basa il terrorismo islamico.
Dall’altra sponda dell’Atlantico giungono notizie delle imminenti dimissioni di Victoria Nuland - sottosegretario al dipartimento di Stato - e protagonista delle politiche americane sull’Ucraina.
Nuland, in quota Democrat, ha sempre mantenuto una posizione di forte respingimento verso la Russia e di scarso interesse verso le esigenze europee. L’America al centro, insomma.
Il suo pensionamento può significare un futuro disimpegno americano dalla guerra in Ucraina per concentrarsi maggiormente nelle aree dell’Indo-pacifico e sulle questioni cinesi, mentre all’Unione Europea spetterà il compito complesso di rimettere insieme la situazione alle porte dell’Europa. Sembra una decisione già tracciata e condivisa da tutte le parti politiche americane, sia democratiche sia repubblicane. Sono di poche settimane fa, a tal proposito, le dichiarazioni spavalde di Donald Trump che ribadiva: “Risolverò la questione Ucraina in 24 ore”. A queste affermazioni, fanno da contraltare le parole di Bridget Brink - Ambasciatrice statunitense in Ucraina - che dalle colonne di X rivendica la necessità di supportare ancora Kiev, specialmente dopo che i russi hanno utilizzato devastanti missili ipersonici a margine dell’attacco terroristico.
Dalle pagine del Komsomol'skaja Pravda, Maria Zakharova - Direttrice del dipartimento informazione e stampa del Ministero degli esteri della Russia - torna sulla questione, in un articolo scritto di suo pugno dal titolo “Maria Zakharova: Biden non ama il mondo, ma l'ISIS”, pubblicato proprio oggi sul tabloid russo. “Kiev vive di rabbioso nazionalismo e gli Stati Uniti si sono cacciati una trappola raccontando che è stato l’ISIS a colpire il Crocus. L’ISIS è stato “creato” dagli Stati Uniti e ora colpisce solo obiettivi apertamente schierati contro Washington: i talebani in Afghanistan, gli iraniani, le autorità legittime della Siria e noi [la Russia n.d.r]” - prosegue Zakharova - “Si tratta di seminare un caos controllato”, conclude la funzionaria.
Traendo le conclusioni, notiamo che Zakharova, nel suo articolo, non menziona nemmeno l’Europa poiché la questione ha altre regole di ingaggio, più personali e certamente bilaterali.
Al di là della propaganda, ci troviamo a raccontare una situazione estremamente delicata dove il rischio di escalation è purtroppo presente e le possibili vie diplomatiche non sembrano ancora sufficientemente mature.
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